100 Orti in città

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100 Orti a Vicenza

 

Quando meno te lo aspetti incontri persone speciali che fanno cose speciali a pochi metri da casa tua. Il mondo è pieno di queste meravigliose realtà, ma spesso si pensa ad altro o addirittura si pensa non possano neppure esistere.

Di cosa sto parlando?

Sto parlando di un “modello di business” assolutamente interessante e innovativo. Parlare di  innovazione riferendosi all’agricoltura e orticultura potrebbe far sembra tutto molto strano, oppure potrebbe far andare il pensiero a nuovi sistemi d’inseminazione o di raccolta, in verità nulla di tutto questo, anche  se l’approccio biodinamico utilizzato per la gestione delle colture è assolutamente innovativo e soprattutto rispettoso del terreno, dell’ambiente in generale e anche degli insetti che popolano l’orto.

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Chiara Centofanti

Chiara Centofanti mi accoglie in questa meravigliosa location a un passo dalla città e sembra di entrare in un mondo “nuovo” dove il tempo assume la sua vera connotazione, in termini di stagionalità, entro nella primavera inoltrata e nei colori e nei prodotti della terra … affascinante, perchè è stato come varcare le porte di Narnia.

Chiara è un’agronoma che a un certo punto ha scelto di “creare” impresa, pensando a come far fruttare due ettari di terreno di famiglia sui quali esisteva solo granuturco e la “visione” circa cinque anni fa l’ha portata a creare il progetto 100 orti.

Cosa c’è di straordinario in questa attività? Non solo il fatto che sia un orto con una varietà incredibile di prodotti e con un’attenzione particolare alla biodiversità, ma più  semplicemente perchè i prodotti raccolti, attraverso una forma di associazionismo creata ad hoc, finiscano ogni giorno in tavola freschissimi e a kilometro zero, come oggi si usa dire, accorciando incredibilmente la filiera, ma soprattutto salvaguardando la qualità del prodotto stesso.

Le persone “appassionate” alla qualità e a prodotti ricercati da mettere in tavola, si abbonano, e la spesa arriva loro direttamente a casa. Trovo sia geniale nella sua semplicità.

Oppure opzione “B” se vuoi prenderti un tempo per te, vai direttamente in 100 Orti a prenderti i prodotti già preparati e ti fai un giro per le serre e per gli orti curati a vedere le zucchine, le rape, i fagiolini o quello che la stagionalità ti offre, e che poi ti mangerai sulla tua tavola. Prevenzione dello stress quotidiano allo stato puro.

Le idee mixate con la passione e il lavoro producono risultati molto interessanti … un po’ come la cura dell’orto, che poi sicuramente ti darà frutti di cui godere.

Impresa, Cultura e passione

michi e giulio

Michelangelo Muraro presidente ConvivioItalia con Giulio Martini AreaArte

Oggi incontro Giulio Martini per la prima volta, a fare da contorno all’incontro Palazzo Chiericati che ci osserva tranquillo facendoci un poco di ombra, il Teatro Olimpico un po’ più distante ed affannato a raccogliere i turisti sparpagliati su piazza Matteotti. L’incontro è di quelli curiosi, siamo al caffe degli Artisti ma non ci troviamo ed attivando il cellulre ci accorgiamo di essere uno di fianco all’altro. Senza cell forse staremo ancora a girare tra i tavolini immaginando la nostra faccia.

Giulio è persona appassionata che sta dedicando tutto il suo tempo, dopo anni di management in casa Marzotto, alla cura della sua “opera”, AreaArte.

AreaArte è una creatura viva che si autoalimenta nel concetto del “donare”, è una realtà che versa circa il 40% di quello che guadagna sul territorio, per finanziare opere, ricerche, borse di studio ed ora sta sostenendo un proprio progetto per far arrivare fondi a tutti i licei artistici del Veneto, una sorta di crowfunding dal basso.

Non esiste azienda al mondo che si sostenga sostenendo ma soprattutto, diffondendo cultura, un modello di business scalabile che ha nella forza della passione e dell’amore per la cultura la propria “Value proposition”.

Giulio nello spiegare AreaArte è un fiume in piena inarrestabile, e ad ascoltarlo rimani li come un salmone controcorrente, prendi tutto ciò che arriva, faticando a contenere i concetti cosi carichi e coinvolgenti.

La cosa assolutamente “impressionante” è che cogli immediatamente l’importanza sociale di sostenere il progetto scuole, così come tutti gli atri progetti che hanno aiutato anche in minima parte a crescere.

Un’Azienda che ha cura del territorio e delle persone che lo abitano e  attraverso la cultura porta crescita economica per se e le associazioni culturali che la appoggiano, una cosa assolutamente straordinaria, e senza nessun aiuto pubblico.

AreaArte insieme a ConvivioItalia sta pensando ad una partnership di rete per cercare di far crescere ancora di più l’attenzione degli investitori su tutto quanto sia cultura, e quanto possa essere un investimento remunerativo per tutti.

Persone come Giulio bisognerebbe clonarle… grazie

Export PMI

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Ieri sera ad Altavilla ho assisitito ad una mini conferenza presso Cuoa dove il tema era “Come cogliere le opportunità dell’internazionalizzazione”.

A parte la cornice favolosa in cui si è tenuta la serata, la cosa che mi ha colpito di più, è stato il clima “sommesso” degli uditori, abbastanza numerosi per essere un venerdi in cui tutti i vicentini si apprestano al week end nelle montagne di casa.

Tutti sicuramente incuriositi dal tema, ma l’energia che ho respirato era un mix di curiosità, disincanto, tristezza e quell’atteggiamento tipo “tanto le ho già tentate tutte”.

Uno spunto importante è arrivato da due relatori, Franco Barin di “Brain in Italy” e dall’Avvocato Eleonora Cerin specializzata in Internazionalizzazione.

Le novità sono state di carattere pratico dopo tanta teoria e immaginavo scatenassero domande su domande … sala muta.

L’interessante contributo di Barin è passato attraverso la possibilità di dare valore all’intangibile in azienda, appropriarsi di quei valori che oggi sono preda dell’ “Italian Sounding” e vengono erosi e sfruttati da chi non ha nulla a che fare con gli Italiani. Il concetto Brain In Italy a tutta l’aria di poter diventare uno strumento a salvaguardia delle aziende e soprattutto uno strumento che amplifica la consapevolezza di “valere” e di poter fare la differenza sfruttando la proprietà intellettuale che molto spesso diamo per scontata.

L’avvocato Cerin in modo molto gentile ma deciso ha fatto rilevare che a causa dell’improvvisazione si è rischiato e si rischia tutt’ora di fare dei passi azzardati, soprattutto per le PMI che oggi cercano l’estero senza “strategia” ma pensando che l’andare all’estero sia la strategia.

Le piccole e medie imprese, ma soprattutto chi le dirige, prima di andare all’estero dovrebbe incominciare (è già tardi) a fare un’autovalutazione andando oltre il prodotto o il servizio che sono in grado di erogare perchè quello non basta più, ora la differenza la fa il servizio post vendita, la presenza sul territorio, la conoscenza della cultura e una buona capacità comunicativa accompagnata da una grande preparazione delle risorse umane … per vincere le gare bisogna allenarsi e nel nord est si pensa sia superfluo!!

Aziende in continuo movimento…Autoware

Continua il nostro viaggio nelle aziende nord est con una bella intervista al CEO di Autoware.

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Entro in un bell’ufficio accolto da un sorriso, la segretaria è carica di energia positiva così come il lussureggiante “tronchetto della felicità” che occupa un angolo di 2 mq.
Mi fanno accomodare ed attendo non più di un minuto… Arriva Luigi come sempre sorridente ci salutiamo e ci avviamo alla macchinetta del caffè.
Con Luigi non ci conosciamo da molto ma grazie anche ad una corroborante corsa insieme e alla passione per Apple il feeling sembra esserci da sempre.
L’open space di Autoware è un luogo organizzato con circa 30 postazioni di lavoro molto luminose e vetri divisori per l’ufficio dirigenziale e l’amministrazione.
Le linee di “visione” sono aperte e non esistono spazi irraggiungibili alla vista.
L’aria che si respira è di “concentrazione” produttiva.
Ci sediamo nel suo ufficio e spiego a Luigi che l’intervista sarà una sorta di percorso che si snoda su una ipotetica linea del tempo che spazia dall’università ad oggi.
Luigi è un ingegnere elettronico classe 1965 sposato e con due figli e gestisce Autoware srl dal 1996.
Allora Luigi parlaci un po’ di te e del tuo percorso immergendoti temporalmente ai tempi dell’università?
-Già all’università parlando del più e del meno si delineava nei nostri discorsi cosa ci aspettava una volta usciti dal percorso di studi e introdotti nel mondo lavorativo.
Il modello di riferimento era… “gli ingegneri prima o poi soffrono di ulcera” , quindi ci aspettavamo un percorso irto di “problemi” che sarebbero culminati in un acciacco fisico.
L’avvio dell’attività lavorativa avviene in un’azienda molto piccola, il cui il titolare era un sognatore, che fondamentalmente chiude dopo pochi mesi. A quel punto inizia un nuovo tentativo di ricerca di uno sbocco in un ambiente multinazionale, in Italia o all’estero, ma senza successo. E’ a questo punto che mi si presenta l’occasione di entrare in un’azienda di Vicenza operante nel settore dell’automazione industriale.
E quindi?
-Trovo lavoro a Vicenza entro in questa aziendina ben avviata e mi do molto da fare anche se da ultimo arrivato le difficoltà ad emergere erano notevoli.
Il titolare di allora lo ricordo come persona capace che è riuscito a trasmettere molto dal punto di vista tecnico-pratico.
Tutto prosegue tra alti e bassi fintantochè non succede un giorno che un collega-amico si licenzia e nonostante pensassi fosse una perdita notevole mi accorsi che l’azienda non se ne fece troppo carico e questa specifica cosa mi fece sentire poco apprezzato.
La scintilla che …
-la scintilla che assieme ad alcuni amici e colleghi mi ha portato ad uscire allo scoperto mettendomi in gioco aprendo e fondando Autoware anche un po’ inconsapevolmente … saltare da ingegnere Dipendente a Imprenditore non è mai banale.
Cos’è o chi è per te un imprenditore?
-Io personalmente mi sono inventato con poca consapevolezza del ruolo a fare l’imprenditore anche perchè ero solo un tecnico che stava provando a cambiare il proprio status.
Avevo un “modello” vicino che era uno zio di famiglia e mi dava forza pensare che il suo benessere professionale fosse raggiungibile anche per me.
Le azioni del momento erano comunque dettate da grandi analisi dettagliate e razionali
ed solo oggi vedo quando sarebbe potuto essere stimolante anche pescare nella mia parte emotiva, cosa che in fondo diversi imprenditori fanno.
Quali sono i valori che senti appartenerti?
-Da un punto di vista aziendale su tutti qualità e correttezza che sono la base tutt’oggi di come ci proponiamo ai nostri clienti
Da un punto di vista personale sento forte il valore della cooperazione – qui Luigi si attiva e chiarisce meglio cosa intende – Per cooperazione intendo, il dare a tutti la possibilità di contare e poter dire nel contesto aziendale, un concetto che non è avvicinabile alla vera e propria “cooperativa” che sento poco attuabile nel mio contesto, ma intendo quindi una vera e propria collaborazione stretta, insomma un patto importante per il raggiungimento di un traguardo “riconosciuto” da tutti e per il quale tutti mettono pari responsabilità nel raggiungerlo.
Quindi senti che  sono importanti i valori dei dipendenti?
-Assolutamente si, pensa che ultimamente stiamo, dopo tanto tempo focalizzando l’attenzione a riunioni in  cui creare una vera e propria carta valoriale per passare a poi alla condivisione di strategie e azioni che nascono dal gruppo.
Hai già avuto qualche feedback da questi lavori?
-Incredibile ma vero, le persone fin da subito hanno attivato una energia incredibile nel mettersi in gioco partecipando day by day allo sviluppo.
E’ davvero una bella soddisfazione sento che questo percorso ci farà crescere.
Mi rendo conto che forse il modello NordEst fatto di “testa bassa e pedalare” un po’ ha influito nel rallentare questo percorso relazionale.
Come hai selezionato e selezioni il personale?
-Sinceramente all’inizio con poca riflessione e badavo solamente alle competenze, poi lentamente dal 2000 in poi qualche cosa è cambiato e con la crescita aziendale ho incominciato a cercare persone con caratteristiche personali adeguate ad inserirsi nel gruppo esistente.
Oggi prima di tutto cerco di selezionare personale con esperienze di base ma con forte predisposizione al lavoro in gruppo…la parola gruppo è sempre esplicitata con un forte non verbale…
Cos’è la serenità per Luigi?
-Per me serenità è avere la sensazione di poter gestire sempre l’imprevisto.
E’ un po’ il retaggio del mio essere razionale quindi trovare sempre la soluzione.
Se dovessimo “spegnere” il razionale?
-Non so in questo momento mi riesce davvero difficile
Cos’è serenità per l’azienda?
-Avere pianificazione e non subire i cambiamenti
Lo incalzo per spingere all’emersione la sua parte emozionale,
… e per i tuoi dipendenti cos’è la serenità?
-Direi che per loro è importante sapere dove si va e avere la possibilità di tenere il volante anche loro per contribuire alla guida

La difficoltà di Luigi dall’uscire dallo schema aziendale è evidente ma la parte emotiva esce allo scoperto e torna a parlarmi dell’esperienza appena partita della condivisione dei valori aziendali e di quante aspettative abbia nella buona riuscita di questo suo “mettersi” in gioco.
L’energia è alta e l’attenzione nonostante si stia parlando da circa un’ora è alta ma non voglio rubare altro tempo e cerco di chiudere l’intervista facendogli individuare un filo comune…
Trovi un filo conduttore in tutte le tappe di cambiamento che ti hanno portato ad oggi ad essere l’imprenditore che sei?
-Credo l’insoddisfazione, si il non essere mai soddisfatto e in continua ricerca di trovare una collocazione sempre migliore… avere sempre qualche cosa da inseguire.
La preoccupazione data dall’instabilità mi attiva.

Chiudiamo la riunione con un sorriso e con la sensazione di aver davvero fatto un percorso carico di tante cose da valutare, Luigi chiude anche con la consapevolezza che trasmettere ai suoi dipendenti questo suo modo di essere porterà sicuramente ulteriori sviluppi in Autoware che  oggi più che mai guarda anche all’estero per alzare la propria redditività con la consapevolezza che i suoi valori guida la faranno riconoscere ed affermare sempre di più.

Aziende che tagliano

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Ormai sembra diventato l’imperativo assoluto, tagliare, tagliare, tagliare.

Tagliare i costi è la prima cosa che viene fatta in periodi di crisi, ma la mia domanda è, perchè non si è pensato anche prima a contenere quei costi? In questi frangenti i dipendenti purtoppo vengono visti alla voce costi, sempre troppo spesso e mi chiedo come si possa pensarlo dopo aver investito sulla formazione di questi ultimi, cosa si stava pensando realmente quando sono stati assunti?

Tagliare è lo sport aziendale per eccellenza, in momenti di crisi, ma spero sia chiaro a tutti che tagliando non c’è crescita aziendale, anzi.

Ci si ritrova a tagliare per reazione, e andare in reazione è il frutto di assenza di strategia, amenochè la strategia non sia quella del solo massimo profitto e si mira a vendere l’azienda.

So che sto sollevando un vespaio e non voglio fare di tutta l’erba un fascio ma nel nord est una larga maggioranza agisce in reazione perchè sempre troppo focalizzati a produrre e poco o mai, a definire strategie di sviluppo.

In tutto ciò a rimetterci siamo tutti anche i clienti finali.

Oggi è imperativo mantenere i clienti dopo anni in cui era imperativo trovarne di nuovi, ma io dico che esistono anche le vie di mezzo e si percorrono con attente analisi e valutazioni che formano la strategia e creano i presupposti della crescita… ciò che andava bene qualche anno fa ora è obsoleto perchè il mercato cambia ancora prima che tu lo abbia letto “costringendoti” a reagire, ed è proprio qui che si commettono errori enormi.

Sembra non esserci via d’uscita, ma niente è più invisibile dell’ovvio… conosco aziende che producevano stantuffi per penne stilografiche che sono diventate leader nella costruzione di tubi per l’irrigazione e aziende che hanno continuato ad investire sull’innovazione e la qualità nonostante le difficoltà ed ora sono leader del loro mercato.

Cosa voglio dirvi? Che con dialogo, confronto, strategia e condivisione con i propri dipendenti si possono affrontare problemi che sembrano insormontabili… io voglio crederci ancora

I valori aziendali

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Ieri visita ad un’azienda vicentina che ha compiuto 64 anni, S. F.

Appena incontri aziende di questo tipo è come prendere in mano un libro antico e la parte molto interessante è la storia e il come negli anni ci siano state battaglie vinte e fatiche incredibili per rimanere in piedi contro le intemperie del mercato.

Ad accompagnarmi è il figlio del fondatore che mi snocciola diversi dati tecnici e mi spiega il core business aziendale. Dall’ufficetto che raccoglie diverse stampe su ogni tipo di superfice e dove alcuni brand storici fanno bella mostra passiamo all’area di produzione.

L’odore acre e pesande dell’inchiostro ti accoglie schiaffeggiandoti le narici mentre gli occhi si riempiono di macchine da stampaggio enormi e complicatissime, le persone preposte al controllo sono in grande movimento e m’incuriosisce l’assenza di sorriso, passi loro di fianco e non si curano neppure di salutarti, ti fanno sentire come un pezzo di carta qualunque… che strano.

Respiro a fatica questo odore totalmente nuovo, ma rimango rapito da come per sessantaquattro anni ci sia stata la forza di innovarsi in modo massiccio e la forza di essere riusciti anche a ricercare e brevettare alcuni prodotti “attacca stacca” che mi vengono presentati.

Torniamo all’ufficetto e m’informo sul’organizzazione e molto cordialmente il dott. F.  mi risponde facendo riferimento ai suoi quasi trenta dipendenti e alle difficoltà a far passare i valori profondi dell’azienda.

– Fate formazione ?

-si abbiamo una consulente che ci aiuta e che è con noi da almeno dieci anni, siamo soddisfatti anche se non costa poco fermarci qualche ora tutti insieme.

Questa affermazione mi fa fare un “wow” di sorpresa per la durata del rapporto, e non mi addentro su quanto costi e perchè venga comunque colto come caro… sembra un ossimoro.

Ci salutiamo scambiandoci alcune impressioni e ancora emerge la difficoltà sul far arrivare i valori aziendali, questa volta specificando che questa difficoltà è solo con i dipendenti italiani perchè pare che gli extracomunitari siano più proponsi a coglierli. Vado a fondo e in verità non si sta parlando di valori aziendali, ma di disponibilità al sacrificio… beate parole, codici sempre più difficili da interpretare. Mi chiedo allora se davvero queste “speciali” riunioni che durano da dieci anni abbiano davvero portato quel valore aggiunto, se ancora oggi ci si lamenta di non riuscire a coinvolgere le persone nel progetto aziendale, ma le si trattiene solamente perchè si da loro lo stipendio.

Sono allora così importanti i valori aziendali ?… oppure quando non c’è aderenza a questi valori “da sopra” è impossibile che si aderisca “sotto” e quindi è meglio usare un altro tipo di comunicazione?

Lascio a voi la risposta, la mia ce l’ho e sinceramente penso che “il pesce puzza dalla testa”

Convegno 1% in più che fa la differenza

Quest’anno la location del convegno sarà la Torre della ricerca presso città della speranza a Padova mentre su Bari vi informeremo presto. Sarà un evento particolare in cui verranno consegnati i premi “1% in più” a quattro persone speciali. Durante la giornata nel pomeriggio si terrà anche il workshop 1% per approfondire il metodo.
Segnatevi la data del 20 aprile per Padova quella del 18 Maggio per Bari

Che impresa essere Impresa

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L’azienda di cui vi parlerò è a Vicenza e per la privacy chiamerò S.

Il cancello del grande capannone si apre lento e porta in un parcheggio interno dove parcheggiati rimangono tanti furgoni blu, come tanti delfini spiaggiati. Entrando nel capannone non vedo grande movimento ma vedo enormi macchine assemblate di cui non vi dirò l’utilizzo per non scoprire l’azienda.

Vengo accolto dal titolare immerso in un mare di carte e presentandomi, porgo il mio biglietto, che viene letto con molta attenzione.

-Promotore del benessere?

-si sono un promotore del benessere aziendale

-Qui ne abbiamo un grande bisogno del benessere, me ne dia un po’

Con questa battuta iniziale il titolare incomincia sorprendentemente ad aprirsi sulla situazione aziendale critica e sul fatto che fuori esisterebbe un mercato che è prigioniero di ricatti.

Mi sorprendo per questa affermazione che non capisco e cerco di stimolare un approfondimento che arriva subito.

– Lei deve sapere che noi produciamo una “macchina” brevettata che permette risparmi enormi e ha costi di acquisto del 50% più bassi di quella che c’è.

-Mi sembra un ottimo presupposto di crescita

L’imprenditore usa una frase non proprio conson, spiegando che il mercato in cui vorrebbe e potrebbe posizionare la “macchina” è bloccato per colpa di una multinazionale francese che opera in modo “banditesco” per bloccare il suo ingresso e tiene in scacco i clienti di cui è già fornitrice minacciando la chiusura dei rapporti e la manutenzione in caso di acquisto di questa “macchina”.

Sono confuso, vuoi vedere che esiste un mercato in cui prezzo e qualità non esistono.

L’imprenditore continua nel racconto sempre più allucinante, ciò che sembrerebbe normale non lo è, e arriva anche la stretta creditizia a limitare il tempo nel quale l’Impresa potrà avere forze per spingere il nuovo e innovativo prodotto.

La frustrazione dell’imprenditore è data dal fatto che lo spettro del fallimento farebbe perdere brand reputation limando ancora di più la possibilità di far accogliere la sua “macchina”. L’Etica del competitor Francese esce allo scoperto, fornendo campagne denigratorie sempre più pesanti. Pensate che questo problema sarebbe parzialmente risolvibile se solo alcune aziende vicentine che potrebbero usare questa “macchina” facessero quadrato (o network) uscendo dallo schema di “paura” creato ad hoc, per entrare in una logica di competitività sana e svincolata dal “rapimento” francese.

Con lo smaltimento delle vecchiè macchine e l’acquisto delle nuove si potrebbe rientrare delle spese in 2 anni arrivando ad avere migliori prezzi e miglior redditività… eppure sembra sia una vera e propria impresa.

Chi volesse maggiori chiarimenti e vuole investire in una azienda innovatrice mi può contattare privatamente su … mzambo@gmail.com

 

Imprenditori … le way out sono ovunque

Lo dice Andrea Motta intervistato da “l’intraprendente”.
Motta ex titolare di azienda costretto a depositare i libri in tribunale per le cause che tutti ormai conosciamo e che poco hanno a che vedere con la cattiva gestione…anzi.
Il messaggio è di quelli che danno forza e speranza anche perchè ora Motta lavora da dipendente e ha fatto assumere anche i dipendenti della sua azienda da un’azienda competitor… sarebbero da abbracciare. Queste sono le storie che servono per non abbassare la testa. Queste sono le persone che possono aiutare ad intravedere quelle “way out” che possono dare speranza al di la della sofferenza difficile da cancellare, ma la vita è la vita e facendo quadrato e network tra persone per bene le soluzioni si trovano.
A breve vi segnalerò un’altra storia che sta accadendo nel vicentino e che ha dell’incredibile … viva la vita amici imprenditori, non abbiate paura a fare network.

Risorse Umane …O Persone

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Quando parlo con manager o imprenditori mi accorgo che spesso si parla dei dipendenti “spersonificandoli” quasi fossero pedoni inanimati da spostare e utilizzare per scopi più o meno produttivi.

Credo che questo sia un grosso limite perchè si perde di vista il “valore” che potrebbe essere utilizzato e messo a disposizione da tutti i dipendenti di molte aziende.

Essere in linea di produzione è frustrante e alienante, ma se motivi e dai “senso” a ciò che fai entri in una condizione “migliore” di accoglienza soprattutto se sai che ci sarà chi coglie e accoglie questo nuovo mettersi in gioco.

E’ di questo che parlo quando entro in azienda, al di la delle logiche asservite al mero guadagno e al mero utilizzo di “risorse” che possono essere sostituite.

Lavorare senza “spegnere il cervello” è la sfida da attuare, incominciando dalla capacità di condividere e non di ordinare, dalla capacità di accogliere completamente e dalla grande capacità (oggi poco utilizzata) di ascoltare.

E’ chiaro che in tutto ciò non bisogna perdere di vista gli obiettivi aziendali che una volta raggiunti portano energia e crescita non solo economica ma anche di soddisfazione personale.

Mi piace raccontare la storia dello scalpellino:

Il Papa in incognito va a visitare il cantiere dove si sta erigendo una cattedrale e si sofferma a parlare con diversi lavoratori chiedendo cosa stessero facendo e quale fosse la loro mansione.

Intervistò tre scalpellini …

Il primo rispose spacco le pietre

Il secondo rispose, aiuto con il mio lavoro la mia famiglia

Il terzo … sto costruendo la casa di dio

Chiudo dicendo che se dai un senso profondo a quello che fai non spaccherai mai pietre… e ascoltando le persone attiverai crescita per loro e per te stesso.