Che impresa essere Impresa

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L’azienda di cui vi parlerò è a Vicenza e per la privacy chiamerò S.

Il cancello del grande capannone si apre lento e porta in un parcheggio interno dove parcheggiati rimangono tanti furgoni blu, come tanti delfini spiaggiati. Entrando nel capannone non vedo grande movimento ma vedo enormi macchine assemblate di cui non vi dirò l’utilizzo per non scoprire l’azienda.

Vengo accolto dal titolare immerso in un mare di carte e presentandomi, porgo il mio biglietto, che viene letto con molta attenzione.

-Promotore del benessere?

-si sono un promotore del benessere aziendale

-Qui ne abbiamo un grande bisogno del benessere, me ne dia un po’

Con questa battuta iniziale il titolare incomincia sorprendentemente ad aprirsi sulla situazione aziendale critica e sul fatto che fuori esisterebbe un mercato che è prigioniero di ricatti.

Mi sorprendo per questa affermazione che non capisco e cerco di stimolare un approfondimento che arriva subito.

– Lei deve sapere che noi produciamo una “macchina” brevettata che permette risparmi enormi e ha costi di acquisto del 50% più bassi di quella che c’è.

-Mi sembra un ottimo presupposto di crescita

L’imprenditore usa una frase non proprio conson, spiegando che il mercato in cui vorrebbe e potrebbe posizionare la “macchina” è bloccato per colpa di una multinazionale francese che opera in modo “banditesco” per bloccare il suo ingresso e tiene in scacco i clienti di cui è già fornitrice minacciando la chiusura dei rapporti e la manutenzione in caso di acquisto di questa “macchina”.

Sono confuso, vuoi vedere che esiste un mercato in cui prezzo e qualità non esistono.

L’imprenditore continua nel racconto sempre più allucinante, ciò che sembrerebbe normale non lo è, e arriva anche la stretta creditizia a limitare il tempo nel quale l’Impresa potrà avere forze per spingere il nuovo e innovativo prodotto.

La frustrazione dell’imprenditore è data dal fatto che lo spettro del fallimento farebbe perdere brand reputation limando ancora di più la possibilità di far accogliere la sua “macchina”. L’Etica del competitor Francese esce allo scoperto, fornendo campagne denigratorie sempre più pesanti. Pensate che questo problema sarebbe parzialmente risolvibile se solo alcune aziende vicentine che potrebbero usare questa “macchina” facessero quadrato (o network) uscendo dallo schema di “paura” creato ad hoc, per entrare in una logica di competitività sana e svincolata dal “rapimento” francese.

Con lo smaltimento delle vecchiè macchine e l’acquisto delle nuove si potrebbe rientrare delle spese in 2 anni arrivando ad avere migliori prezzi e miglior redditività… eppure sembra sia una vera e propria impresa.

Chi volesse maggiori chiarimenti e vuole investire in una azienda innovatrice mi può contattare privatamente su … mzambo@gmail.com